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di chi gli dice: la qual cosa piace sopra modo agli uomini, e rendeci loro cari e amabili; ma se essi sono al contrario, fanno contrario effetto; perciocchè pare che l’asino scherzi, o che alcuno, forte grasso e naticuto, danzi o salti spogliato in farsetto.
Cap. XXI. Del favellare disteso e continuato. Si danno regole per far un racconto con leggiadria, e piacere degli uditori.
102. Un’altra maniera si truova di sollazzevoli modi, pure posta nel favellare; cioè quando la piacevolezza non consiste in motti, che per lo più sono brievi, ma nel favellar disteso e continuato: il quale vuole essere ordinato e bene espresso, e rappresentante i modi, le usanze, gli atti e i costumi di coloro de’ quali si parla; sicchè all’uditore sia avviso non di udir raccontare, ma di veder con gli occhi fare quelle cose che tu narri: il che ottimamente seppero fare gli uomini e le donne del Boccaccio; comechè pure talvolta, se io non erro, si contraffacessero più che a donna o a gentiluomo non si sarebbe convenuto; a guisa di coloro che recitan le commedie: e a voler ciò fare, bisogna aver quello accidente, o novella o istoria che tu pigli a dire, bene raccolta nella mente; e le parole pronte e apparecchiate sì, che non ti convenga tratto tratto dire: — Quella cosa,