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tanto dar consiglio, e di tanto metter compenso alle bisogne altrui: nel quale errore cadono molti, e più spesso i meno intendenti, perciocchè agli uomini di grossa pasta poche cose si volgono per la mente; sicchè non penano guari a diliberarsi, come quelli che pochi partiti da esaminare hanno alle mani: ma come ciò sia, chi va profferendo e seminando il suo consiglio mostra di portar opinione, che il senno a lui avanzi e ad altri manchi. E fermamente sono alcuni che così vagheggiano questa loro saviezza, che il non seguire i loro conforti non è altro che un volersi azzuffare con essoloro, e dicono: — Bene sta: il consiglio de’ poveri non è accettato: e il tale vuol fare a suo senno: e il tale non mi ascolta. — Come se il richiedere che altri ubbidisca il tuo consiglio, non sia maggiore arroganza, che non è il voler pur seguire il suo proprio.

89. Simil peccato a questo commettono coloro che imprendono a correggere i difetti degli uomini e a riprendergli, e di ogni cosa vogliono dar sentenza finale, e porre a ciascuno la legge in mano: — La tal cosa, non si vuol fare: e voi diceste la tal parola: e stoglietevi dal così fare e dal così dire: il vino che voi beete non vi è sano, anzi vuol esser vermiglio: e dovereste usare del tal lattovaro e delle cotali pillole: e mai non finano