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ingordo della dolcezza del vincere, che l’uomo se la trangugi; ma conviene lasciarne a ciascuno la parte sua; e torto o ragione che l’uomo abbia, si dee consentire al parere de’ più o de’ più importuni, e loro lasciare il campo; sicchè altri, e non tu sia quegli che si dibatta e che sudi e trafeli; chè sono sconci modi e sconvenevoli ad uomini costumati: sicchè se ne acquista odio e malavoglienza; e oltre a ciò sono spiacevoli per la sconvenevolezza loro, la quale per se stessa è noiosa agli animi ben composti; siccome noi faremo per avventura menzione poco appresso. Ma il più della gente invaghisce sì di se stessa, che ella mette in abbandono il piacere altrui; e per mostrarsi sottili e intendenti e savi, consigliano e riprendono e disputano e inritrosiscono a spada tratta, e a niuna sentenza si accordano, se non alla loro medesima.

88. Il profferire il tuo consiglio, non richiesto, niuna altra cosa è che un dire di esser più savio di colui cui tu consigli; anzi un rimproverargli il suo poco sapere e la sua ignoranza. Per la qual cosa non si dee ciò fare con ogni conoscente; ma solo con gli amici più stretti, e verso le persone, il governo e reggimento delle quali a noi appartiene, o veramente quando gran pericolo soprastesse ad alcuno, eziandio a noi straniero: ma nella comune usanza si dee l’uomo astenere di