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pritevi, dice il giudice impacciato, al quale manca il tempo: è colui, fatte prima alquante riverenze, con grande stropiccio di piedi, rispondendo adagio, dice: — Signor mio, io sto ben così. — Ma pur, dice il giudice, copritevi. Quegli torcendosi due o tre volte per ciascun lato e piegandosi fino in terra, con molta gravità, risponde: — Priego V. S. che mi lasci fare il debito mio. — E dura questa battaglia tanto, e tanto tempo si consuma, che il giudice in poco più arebbe potuto sbrigarsi di ogni sua faccenda quella mattina.

74. Adunque benchè sia debito di ciascun minore onorare i giudici, e l’altre persone di qualche grado; nondimeno, dove il tempo nol sofferisce, divien noioso atto, e deesi fuggire, o modificare.

75. Nè quelle medesime cirimonie si convengono ai giovani, secondo il loro essere, che agli attempati fra loro; nè alla gente minuta e mezzana si confanno quelle che i grandi usano l’un con l’altro.

76. Nè gli uomini di grande virtù ed eccellenza soglion farne molte; nè amare, o ricercare che molte ne siano fatte loro, siccome quelli che male possono impiegar in cose vane il pensiero. Nè gli artefici e le persone di bassa condizione si deono curare di usar molto solenni cirimonie verso i grandi uomini e signori, che le hanno da loro a schifo