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onore e di riverenza verso colui a cui essi le fanno; posta ne’ sembianti e nelle parole, dintorno a’ titoli e alle profferte: dico vana, in quanto noi onoriamo in vista coloro, i quali in niuna riverenza abbiamo, e tal volta gli abbiamo in dispregio; e nondimeno per non iscostarci dal costume degli altri, diciamo loro lo illustrissimo signor tale e lo eccellentissimo signor cotale; e similmente ci profferiamo alle volte a tale per deditissimi servidori, che noi ameremmo di diservire piuttosto che servire.

63. Sarebbono adunque le cirimonie non solo bugie, siccome io dissi, ma eziandio scelleratezze e tradimenti; ma perciocchè queste sopraddette parole e questi titoli hanno perduto il loro vigore, e guasta, come il ferro, la tempra loro per lo continuo adoperarli che noi facciamo, non si dee aver di loro quella sottile considerazione che si ha delle altre parole, nè con quel rigore intenderle. E che ciò sia vero, lo dimostra manifestamente quello che tutto di interviene a ciascuno: perciocchè se noi riscontriamo alcuno mai più da noi non veduto, al quale per qualche accidente ci convenga favellare; senza altra considerazione aver de’ suoi meriti, il più delle volte, per non dir poco, diciamo troppo; e chiamiamolo gentiluomo e signore a tal ora che egli sarà calzolaio o barbiere: solo che