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chi schifa quello che ciascun altro appetisce, mostra ch’egli in ciò tutti gli altri o biasimi o disprezzi e lo sprezzar la gloria e l’onore, che cotanto è dagli altri stimato, è un gloriarsi e onorarsi sopra tutti gli altri; conciossiache niuno di sano intelletto rifiuti le care cose, fuori che coloro i quali delle più care di quelle stimano avere abbondanza e dovizia. Per la qual cosa nè vantare ci dobbiamo de’ nostri beni, nè farcene beffe: chè l’uno è rimproverare agli altri i loro difetti, e l’altro schernire le loro virtù; ma dee di sè ciascuno, quanto può, tacere: o se la opportunità ci sforza a pur dir di noi alcuna cosa, piacevol costume è di dirne il vero rimessamente, come io ti dissi di sopra.

58. E perciò coloro, che si dilettano di piacere alla gente, si deono astenere ad ogni poter loro da quello che molti hanno in costume di fare; i quali sì timorosamente mostrano di dire le loro opinioni sopra qual si sia proposta, che egli è un morire a stento il sentirgli; massimamente se eglino sono per altro intendenti uomini e savi: — Signor, V. S. mi perdoni, se io nol saprò così dire: io parlerò da persona materiale, come io sono e, secondo il mio poco sapere, grossamente; e son certo che la V. S. si farà beffe di me, ma pure per ubbidirla. — E tanto penano e tanto stentano, che ogni sottilissima quistione si