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migliori e più savi che i rei e che gl’idioti) si deono dimenticare, e da noi insieme col sonno licenziare.
Cap. XIII. Delle bugie, delle millanterie, e della umiltà affettata. Quanto spiacciano; e perciò debbon fuggirsi.
52. E quantunque niuna cosa paia che si possa trovare più vana de’ sogni, egli ce n’ha pure una ancora più di loro leggiera; e ciò sono le bugie: perocchè di quello che l’uomo ha veduto nel sogno, pure è stato alcuna ombra e quasi un certo sentimento; ma della bugia nè ombra fu mai, nè immagine alcuna. Per la qual cosa meno ancora si richiede tenere impacciati gli orecchi e la mente di chi ci ascolta, con le bugie che co’ sogni; comechè queste alcuna volta siano ricevute per verità; ma a lungo andare i bugiardi non solamente non sono creduti ma essi non sono ascoltati; siccome quelli le parole de’ quali niuna sostanza hanno in sè; nè più nè meno come s’eglino non favellassero, ma soffiassero.
53. E sappi, che tu troverai di molti che mentono, a niun cattivo fine tirando, nè di proprio loro utile, nè di danno o di vergogna altrui, ma perciocchè la bugia per sè piace loro; come chi bee non per sete, ma per gola del vino. Alcuni altri dicono la bugia per vanagloria di se stessi, millantandosi, e dicen-