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conciarla, se io potrò. Ringrazio il gentilissimo Barbadori, e m’offro a S. Sig. N. Sig. Dio consoli V. Sig. Di Venezia, a’ 12 di agosto 1553.
Di V. Sig. Serv. l’Arciv. di Benevento.
LETTERA XIX. AL MEDESIMO Io ebbi il libro di V. Sig. essendo in Venezia, e non potetti leggere altro libro finchè io non l’ebbi letto tutto; il che io feci in pochi dì con alcune occupazioni che pur mi toglievano del tempo: l’ho poi recato meco qua in villa dove io sono, e riletto più a riposato animo non ho trovato in esso cosa che non paia vera e nuova a me: e tutte dette bene ed elegantemente; il che, per quel poco di pratica che io ho nella lingua latiņa, mi par molto malagevole da fare in materie così fatte. Il perchè io stimo che non si potesse desiderare, non che aspettar tanto da niuno, ancorchè V. Sig. abbia avvezzo le persone a richiedere da lei più che dagli altri, e ad aspettare e ad avere dal suo copioso ingegno più che dagli altri. Ed io per me comincio ora a voler riscuotere da lei quello, di che ella si fa debitore nella fine del libro, cioè