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LETTERA XIII. AL CARD. ALESSANDRO FARNESE Io intendo da diversi amici che V. S. Illustrissima ha in animo di proponere a N. Sig. a Natale un numero di servitori suoi e della sua illustr. casa, così per non lasciar senza premio il buon voler loro, come per provvedere al futuro: il qual suo consiglio è riputato da ciascuno che l’ha inteso, prudentissimo e benignissimo. E veramente se io sentissi che a questa elezione dovesse valere altro che devota e perpetua servitù e fede, io non ardirei di ridurmele a memoria ora così apertamente come fo, persuadendomi che nessuno m’avanzi di queste qualità che hanno a prevalere nella presente promozione, cioè di vera e di sincera, ed oltre a ciò di sola, anzi di unica servitù; come io credo che le sia noto, e come è chiaro ad ognuno che mi conosce: conciossiaché io non solo non abbia fino a questa età oramai grave servito altro principe, nė altro signore obbedito che lei: ma nè anco pur si può dir conosciuto. Assicurato dunque non da quello ch’ io l’ho servita, che è assai poco, ma dalla buona volontà che io ho di servirla, in che come io ho detto, stimo non essere avanzato da alcuno, mi son mosso a supplicarla quanto io posso più umilmente e