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stile reputandolo degno e grave, e non antico e affettato. E forse che S. S. Reverendiss. non errava gran fatto. Anzi dobbiamo tener per certo, che lo stile sia buono, avendo l’autorità sua così costante e perpetua. Dio volesse che S. S. Reverendiss. avesse avuto questo medesimo vizio nelle prose latine. Come si sia, io credo, che chi rivedrà quell’ istoria non vorrà levarne il carattere del Bembo per porvi il suo, e che si contenterà di correggere quello, che S. S. Reverendiss. vi avesse lasciato per inavvertenza, e non quello, che vi ha posto per prudenza e per giudizio. Mi duole che voi abbiate mostro la mia lettera a quei Reverend. signori che lor Sig. Ill. mi terranno presuntuoso sentendomi dire di emendare scrittura di così raro uomo: il che io non ardirei di proferire, e molto meno di fare; e tanto manco, quanto io sono lontano dallo studio di quella lingua, come voi sapete: e non solo l’ho tralasciata lunghissimo tempo, ma deposta in tutto. Ma io scrissi a quel modo per comporvi con M. leronimo se fosse stato possibile. Perchè in vero se pur quell’ istoria ha bisogno di correzione, io non conosco chi meglio la possa emendare, che M. Carlo stesso: sicchè quanto à questa parte ella è in buone mani, e non ha bisogno di venire a Venezia. Ma io non veggo già come si possa acquetar questo no-