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M. Carlo, se voi siete a tempo di reintegrarvi col Clar. Quirino avanti il partir di S. M. fate questo laudabile ufficio. Che se il cardinal Bembo vostro sente questa discordia, come io son certo che fa, non dubitate punto, che la sua tranquillissima pace ne è turbata e impedita. E se voi foste così assiduo procurator della sua quiete, mentre che egli era fra voi, come ognuno vide, perchè volete voi ora turbarlo? E caso che il Quirino sia partito, mandatemi a ogni modo quella storia incontinente, chè io la farò copiare e rimanderovvela subito, e procurerò che, dovendosi ella stampare, si stampi corretta e emendata. E son certo, che M. Ieronimo quando mi arà udito dimetterà tutto lo sdegno ch’egli avesse conceputo con esso voi, del quale sdegno, per quelle medesime cause che voi lo ampliate nella vostra lettera dovete scusare, anzi aver compassione a S. M., chè beatissimo colui, che è libero da questi affetti, e beata anche S. M. che fuori di essi è così buona, e così cortese come io posso molto ben sapere, e credo anco voi. Io non mi ricordo di avervi mai più chiesto alcuna cosa, e questa è la prima. Però vi prego di nuovo, che non me la neghiate, e che col primo corriere mi mandiate il libro della istoria. Quanto a M. Orazio vostro figliuolo, io non ho voluto pariar nè col Rannusio, nè con altri, essendo certo