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LETTERA IV. A MESSER PIETRO VETTORI Io fui ricercato a Venezia di fare una dedicazione delle storie di monsignor Bembo, le quali s’intitolavano al doge; e perchè Sua Serenità è molto buono e molto mio amico e signore, io la presi volentieri a fare, protestandomi perciò sempre, che io non voleva ch’ella uscisse sotto mio nome, ma sotto nome dello stampatore e degli eredi del cardinale; e così la feci e diedila loro mezza abbozzata, come cosa che arrischiava l’onor d’altrui, non il mio. Ora è venuto lor voglia di stamparla pur col nome mio, ed hannola battezzata prefazione; il che m’è dispiaciuto assaissimo per molte inezie che vi conosco dentro io, oltre a quelle che vi debbono essere che io non me ne avveggo; e, fra l’altre, che pare che io doni a quel principe la storia, nella quale io non ho, nè dico d’avere alcuna ragione, nè fa a proposito alcuno ch’io m’intrighi in questo donativo. Io ho scritto con ogni efficacia che levin via il mio nome a mie - spese; ma perchè potrebbe essere agevolmente che vorranno perseverare nel loro errore, ho voluto che Vostra Signoria sia il primo a saper la mia scusa, se per sorte ella vedesse il mio nome poi in questa benedetta