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data loro da’ contadini e da gente minuta; cosa che i veri magnanimi debbono sprezzare, essendo molto contrario alla grandezza dell’animo il far conto di simil testimonio; e però dove la magnanimità fa maravigliare, la vanità fa ridere, come tu vedi che interviene ora a te, che fino a Madonna Liona ti soia che tu faccia anche tu il Margutte vestito da barone. Se tu sei veramente liberale (lasciamo star che tu hai debito e il pagare è la più nobile opera di liberalità che sia), non volendo avanzare le tue provvisioni, spendile bene. Perchè non le doni tu a Marcantonio tuo servitore? perchè non a messer Stefano tuo precettore? a Grillo, che è mendico e che con cinquanta scudi, posti a guadagno onesto, potrebbe in dieci o in quindici anni fare un capitale da viverne? Ma la vanità ti trasporta e vuoi che la Diva senta che il signor Annibale fa il diavolo in montagna. Dieci scudi il mese vi farebbe a saturità. Ma di questo è detto assai quanto alla spesa; ma io mi doglio più, chè io dubito che la non si tiri dietro lo sviamento dello studio; ed anco di questo ho detto assai di sopra. La ragion vorrebbe che le mie lettere fossino comuni a tutti, ma la prelibata ambizione dubito che non ti lasci far così. Sta sano, e se tu mi ami, studia; e se tu mi ami assai, studia assaissimo. Di Venezia, alli 25 di maggio 1549,