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scalici, che solo si contentano di procedere per argomenti, e di insegnare senza muover nè dilettare gli animi di chi legge e contentansi di provar quello che dicono senza persuadere; come, per esempio: il vangelo c’insegna che noi amiamo il prossimo; ma il predicatore, s’ egli è buon, oratore, ci sforza a ire a trovare il nostro nimico ed abbracciarlo. E la scrittura vuole che noi ci pentiamo de’nostri peccati; ed il frate eloquente ci costringe a piangerli in pubblico e a chiederne misericordia ad alta voce. Quello che io non fo dunque leggendo la scrittura e poi fo udendo la predica, è tutto opera e frutto della eloquenza; alla quale io vi esorto tutti e tre, e la quale mal si può imparare in altra età che nella vostra; ed è un’arte da per sè, e differente dalla dottrina e dalla erudizione. Resta ora che io ti risponda alla parte delie spese che voi fate; e prima ti dico che niun vizio mi spiacque mai più che l’avarizia; di che non credo che mi bisogni nè prova nė giuramento teco e con gli altri che mi conoscono; ma la vanità e lo spender per pompa, senza fine e senza proposito e farsi uccellare, è segno di poco cervello e di poco giudizio; e però fa contrario effetto alla liberalità: chè i liberali sono tenuti e sono di grand’animo, e i vani sono reputati e sono di picciol cuore, siccome quelli che mostrano di stimar la laude