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e di tutti. Per la qual cosa io ti priego che tu impari a star saldo nelle buone operazioni e deliberazioni; e quando ti nascono quelle farfallette nel capo così all’improvviso, che tu le lasci volar via: chè ancora sei tu a tempo di farti dotto con facilità, avendo e principii e maestro e ozio e ingegno che bastano a farlo; e non volere stare in montagna in tanta solitudine senza frutto e senza profitto alcuno, come si è fatto alcuna volta a Murano; ma lascia stare le baie per questa state e studia di forza, chè tu conoscerai a settembre quello che rilieva quattro mesi di buona diligenza ed assidua, e potrai far congettura di te, e del tuo buono ingegno; dalla quale t’inanimerai poi a seguire, e sarai sempre contento ed onorato; e a me farai il maggior piacere ch’io possa desiderare da te. Così avrai quello che tu mi scrivi desiderar da me tu, cioè che mi ricordi di te, e non mi ti dimentichi perchè se tu mi darai cagione che io stimi più te che gli altri miei nipoti, io lo potrò fare con buona coscienza e con onore; e farollo, nè cerco altro che giusto colore di poterlo fare. Io ti priego dunque, ed anche ti comando, ma basta che io ti prieghi, anzi debbe essere più che il comandare, che tu non vada mai per nessuna occasione a Bologna, nè altrove fino a tutto settembre; e che tu legga o ti