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articolate secondo una certa e stabile forma, la quale forma è posta nella usanza di quella nazione, per la quale è usata quella lingua; e però egli è necessario primieramente, che noi notiamo ed apprendiamo il valore di ciascuna parola di quella lingua, perciocchè diverse lingue dimostrano una cosa medesima con diversi vocaboli, per modo che chi sa nominare in toscano quella parte del nostro corpo, che è fra ’l ginocchio e ’l piede, la quale noi chiamiamo la gamba, non però incontinente la saprebbe nominare in latino o in greco. A questo fare è di necessità, che altri abbia o maestro o vocabolario, che gl’ insegni con quali voci hanno in uso gli uomini di quella nazione di nominare le cose; e però che la parola si piega e si torce in molti e vari modi, e diversamente si termina, convien che questo ancora si attenda e ’si noti; la quale arte si appartiene a coloro che si chiamano gramatici, e sono nella nostra lingua le regole che il car. Bembo scrisse nella sua gioventù, e nella latina i libri di Prisciano, e nella greca quelli di M. Teodoro Gaza, e quelli di molti altri, i quali non solamente hanno preso ad insegnare il costume di quelle lingue nelle mutazioni delle parole, che essi chiamano declinazioni e coniugazioni, ma ancora come dobbiamo noi fare ad accozzarle e comporle insieme ordinatamente, e qual di