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là. Tale è ancora il parlare de’ cortigiani di Roma per lo più. Tali sono ancora, figliuoli miei carissimi, le scritture di molti che si sono sforzati per il tempo passato di scrivere in latino, o che ai tempi nostri così hanno scritto in quellalingua, come alcuni abitanti Lombardi della nostra città scriverebbono in fiorentino, e non come i veri e naturali cittadini fanno, bene e ordinatamente. Coloro adunque sanno un linguaggio, che possono dichiarare il sentimento loro, non con le parole e con le forme che essi vogliono, ma con quelle che quella lingua suole usare. Nè crediate che chi dice bene scito favelli latino, con tutto che l’una e l’altra parola sia latina, e con tutto che i greci dicano molto spesso e 9 e noi ben sai molto toscanamente, perchè queste due nazioni ebbero in uso questa forma, e quella non la ebbe: e però chi dice bene scito favella, ma non favella latino: essendo dunque che linguaggio è non solamente parlare, come io dissi, ma parlar così, cioè in tal modo; noi dobbiamo investigare questo modo, in che può esser posto, per lo quale il linguaggio è separato dalla favella, e per lo quale similmente un linguaggio è differente dall’ altro, acciocchè trovandolo possiamo con esso quasi misurare e riguardare le lingue che noi dobbiam usare. Noi diciamo dunque, che linguaggio è quando alcuno esprime il suo sentimento con parole