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Questa fatica adunque, la quale convien che voi e gli altri che hanno i loro linguaggi poco vaghi e poco ordinati, spendiate in imparare gli altrui idiomi, fia molto men grave con l’aiuto di molti ammaestramenti, i quali io intendo di proporvi ora. E poichè le mie molte e necessarie occupazioni non sostengono che io v’accompagni e vi guidi per mano per questo dubbioso viaggio; acciocchè voi manco erriate, mi sforzerò almeno d’insegnarvi la via, per la quale potrete, siccome spero, venire più sicuramente a fine. Noi costumiamo di dire: il mutolo ha riavuto la favella; e diciamo e non senza cagione: In don le chieggio sua dolce favella; e non il suo dolce linguaggio. E alcuno ha perduto il linguaggio senza perder la favella. E tutti gli uomini favellano, ma non favellano tutti d’un linguaggio. Per la qual cosa noi possiamo agevolmente conoscere che linguaggio e favella sono due cose diverse l’una dall’altra e non una stessa, come alcuno forse crederebbe perocchè favella è proprietà di ciascuno uomo, o dell’uomo; e linguaggio è proprietà d’una nazione, o delle nazioni: ma conciossiachè noi non abbiamo nella nostra lingua fiorentina, nè in tutta la Toscana forse una parola così formata da linguaggio, come è formato favellare da favella, non è meraviglia se noi non sappiamo così ben dividere e