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atto avere alcuna significazione di riverenza e di rispetto verso la compagnia nella quale siamo.

39. Per la qual cosa quello che fatto a convenevol tempo non è biasimevole, per rispetto al luogo e alle persone è ripreso: come il dir villania a’ famigliari e lo sgridargli; della qual cosa facemmo di sopra menzione; e molto più il battergli; conciossiachè ciò fare è uno imperiare ed esercitare sua giurisdizione; la qual cosa niuno suol fare dinanzi a coloro ch’egli riverisce, senza che se ne scandalezzi la brigata, e guastisene la conversazione; e maggiormente se altri ciò farà a tavola, che è luogo d’allegrezza e non di scandalo. Sicchè cortesemente fece Currado Gianfigliazzi di non multiplicare in novelle con Chichibio, per non turbare i suoi forestieri, comechè egli grave castigo avesse meritato, avendo piuttosto voluto dispiacere al suo signore che alla Brunetta: e se Currado avesse fatto ancora meno schiamazzo, che non fece, più sarebbe stato da commendare: chè già non conveniva chiamar Domeneddio, che entrasse per lui mallevadore delle sue minacce, siccome egli fece. Ma tornando alla nostra materia, dico, che non istà bene, che altri si adiri a tavola, che che si avvenga; e adirandosi, nol dee mostrare, nè del suo cruccio dee fare alcun segno, per la cagion detta