Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
23 |
ri, converrebbe ch’egli fosse odiato dalle persone: imperocchè la superbia non è altro che il non istimare altrui; e, come io dissi da principio, ciascuno appetisce di essere stimato, ancora che egli nol vaglia.
37. Egli fu, non ha gran tempo, in Roma un valoroso uomo, e dotato di acutissimo ingegno e di profonda scienza, il quale ebbe nome messer Ubaldino Bandinelli. Costui solea dire, che qualora egli andava o veniva da palagio, come che le vie fossero sempre piene di nobili cortigiani e di prelati e di signori, e parimente di poveri uomini, e di molta gente mezzana e minuta; nondimeno a lui non parea d’incontrar mai persona che da più fosse, nè da meno di lui: e senza fallo pochi ne poteva vedere che quello valessero che egli valea; avendo risguardo alla virtù di lui, che fu grande fuor di misura.
38. Ma tuttavia gli uomini non si deono misurare in questi affari con sì fatto braccio; e deonsi piuttosto pesare con la stadera del mugnaio, che con la bilancia dell’orafo: ed è convenevol cosa lo esser presto di accettarli, non per quello che essi veramente vagliono, ma, come si fa delle monete, per quello che corrono. Niuna cosa è adunque da fare nel cospetto delle persone, alle quali noi desideriamo di piacere, che mostri piuttosto signoria che compagnia: anzi vuole ciascun nostro