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piace di seguire questo consiglio nella cura presa da noi per purgar l’animo di Sua Maestà dalle cattive passioni. E poichè la può parere bevanda troppo amara il tornare in grazia col nemico, rimettendo l’ingiuria ricevuta; piglisi un’altra medicina, la quale, quantunque sia alla ragione ed al vero contraria, nondimeno perchè se ne veggono molte prove nel mondo, si può sperare che sia similmente utile al nostro bisogno; e facciamo che si debba non solamente agguagliare, ma trapassare ancora l’offese colla vendetta. Ora qual vendetta poteva essere da Sua Maestà preparata o immaginata maggiore o più illustre di quella che Dio le ha permesso, fuori quasi d’ogni opinione, sotto s. Quintino? Potevasi con alcuna vittoria (come il mondo chiama) acquistare più vittorie; con una sconfitta confondere in più modi l’altezza del nemico? Se la Maestà Sua, tenendosi per la tregua rotta ingiuriata, avesse da diverse parti un potente e numeroso esercito ragunato, e non trovando il nemico atto a contrastarlo fosse solamente nei confini di Francia pervenuta, e di pace in questo tempo fosse pregata; certamente, se bene si considera, molto averebbe cagione di mitigare il desiderio suo e l’ira, avendo già mostrato al mondo che la vendetta fosse in sua mano, e per darle compimento altro non mancasse,