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e cristiano, che sebbene noi abborriamo la memoria delle cose precedenti, nondimeno siamo forzati tornarci alcuna volta col pensiero, per godere e sentire maggiore consolazione di quest’atto così pio e religioso. Ma concediamo che l’ingiuria fosse fatta dal re di Francia, e che sia degna d’esser reputata gravissima; per certo dovrebbe bastare che noi ricordassimo a Sua Maestà, che il precetto del Signor nostro lo astringe a rimetterla e volentieri condonarla per salute sua e per amor di lui, che fu di se stesso, per esempio nostro, così largo e liberale. Il quale rispetto solo ci pare di tanta forza, che siccome ci rammarichiamo e piangiamo vedendo tanto stupore negli uomini, che ovvero non apraro gli occhi, ovvero non acquietino l’animo a così utile e necessario comandamento; così ora non peco di noi medesimi ci vergogniamo, che ci bisogna usare altre ragioni di queste le quali sono fondate sulla regola di Dio. Ma perchè nè anco il medico corporale ha tanto riguardo alla dignità della sua professione, che vedendo l’infermo aver a schifo quelle medicine che sono secondo l’arte composte, non cerchi di rendergli la sanità con altri rimedi più facili: de’ quali sebbene, come scienziato, non approva la ragione, sente però, che gli uomini volgari ne fanno tutto di grande esperienza; a noi