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la repubblica cristiana in ogni parte del suo corpo per l’occasione delle guerre, che piacesse a Dio che questi due principi potessero sperare in lungo tempo di pace, e con molta cura e diligenza loro, non che di restituirla alla sua intera sanità e bellezza, ma pur le piaghe più pericolose e mortali saldare. Che se ciò fosse, essi meglio starebbono con Dio, che non istanno, ed il mondo sarebbe più consolato, vedendo, ancorché di lontano, qualche medicina, la qual potesse alleviare i suoi dolori della quale speranza essendo privo, se non in quanto non ha da disperare che sia abbreviata la mano del Signore, in vece di dimandare alle maestà loro mercede e misericordia; chiede contra quelle vendetta dal cielo, che l’abbiano in così misera condizione posto, che quando non manchi loro la volontà, pare nondimeno che debba mancare la facoltà di porgere quel conforto che bisognerebbe ai mali e all’afflizioni sue. Nė si ha da credere che il popolo cristiano meno incolpi il re Filippo di questa calamità, che il re di Francia, ovvero l’imperadore suo padre, perchè avendo nuovamente presa l’amministrazione de’ suoi regni non abbia potuto esser causa di quei danni che al presente deploriamo. Conciossiachè l’avere Sua Maestà tentato, quanto l’occasione fin qui le ha messo innanzi, fa che sia partecipe anco di