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E prima ci pare di lasciare indietro i danni e le calamità che sono nate dalla discordia di questi due principi, le città disfatte, i popoli miseramente dispersi, i paesi arsi e desolati, l’uccisioni, i tradimenti, il dispregio delle leggi umane e divine e di Dio medesimo, ed infiniti altri mali che la guerra ha partorito, non solamente a rovina di quelle provincie dove l’uno e l’altro si è sforzato di lasciar maggior memoria delle crudeltà sue, ma in gran parte ancora de’ suoi propri regni, per la conservazione e grandezza de’ quali pare nondimeno che ciascuno pigliasse l’armi per non deporle giammai in tant’anni, nè per volontà di vivere in pace, nè per stanchezza di guerreggiare le quali cose, benchè siano così brutte e indegne del nome cristiano, che la ricordazione di quelle dovrebbe aver forza per la vergogna sola di confondere chiunque ne fosse autore, e di più onesto desiderio l’animo accendergli; nondimeno per ora vogliamo lasciar questa parte (se però si lascia quando la mettiamo al giudizio vostro) si perchè non ci giova andarci col pensiero in tante miserie avvolgendo: sì ancora perchè non si potrebbe da noi brevemente discorrere in questo proposito, che si lasciasse luogo all’altre cose che ci paiano degne di considerazione. Questo però siamo forzati a ricordare, che tante e così profonde ferite ha ricevuto