Pagina:Della Casa - Opere varie, 1855.djvu/25


21

tate, e che bene stiano alla persona; perchè coloro che hanno le robe ricche e nobili, ma in maniera sconce che elle non paiono fatte a lor dosso, fanno segno dell’una delle due cose; o che eglino niuna considerazione abbiano di dover piacere, nè dispiacere alle genti, o che non conoscano, che si sia nè grazia, nè misura alcuna. Costoro adunque co’ loro modi generano sospetto negli animi delle persone con le quali usano, che poca stima facciano di loro; e perciò sono mal volentier ricevuti nel più delle brigate, e poco cari avutivi.

Cap. VIII. Di quelli che sconciano ogni compagnia, e dei ritrosi e strani. Quanto sia odiosa la superbia, e come si debba schivare ogni cosa, che a superbia possa attribuirsi.

35. Sono poi certi altri che più oltre procedono che la sospezione; anzi vengono a’ fatti e alle opere sì, che con esso loro non si può durare in guisa alcuna; perciocchè eglino sempre sono l’indugio, lo sconcio e il disagio di tutta la compagnia; i quali non sono mai presti, mai sono in assetto, nè mai a lor senno adagiati: anzi quando ciascuno è per ire a tavola, e sono preste le vivande, e l’acqua data alle mani, essi chieggono che loro sia portato da scrivere o da orinare, o non hanno fatto esercizio; e dicono: — Egli è buon’ora: ben potete indugiare un poco sì: che fretta è