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usurparle? Noi veggiamo dunque la tirannia delle sostanze e del sangue de’ nostri vicini pasciuta ed ebbra, sepolta avendo la libertà d’Italia, studiarsi di pervenire a noi, e la nostra patria distruggere e contro il mortifero morso di lei non prendiamo scampo, nè schermo, nè consiglio alcuno, altro che pazienza e silenzio e timore? Niuno può più aver dubbio alcuno, che le paci dell’ Imperadore non siano false, e sotto i vestimenti armate, e che egli non si affretti di pervenire alla sua desiata monarchia, eziandio per mezzo le onde del sangue de’ vicini e de’ parenti, e per entro gli scismi, e sopra le rovine, e fra le ceneri della afflitta, e guasta, e diserta cristianità. E noi crediamo, che egli in tanta fiamma di desiderio e di avarizia, a noi perdonerà? e struggendo e ardendo i membri, e l’ossa della sconsolata e dolente Italia ad uno ad uno, l’onorata sua testa, cioè questa regale città ed egregia, risparmierà forse? Oimè che ella fuma già e sfavilla, e noi soli pare, che l’ arsura non sentiamo. Essa ha non solo proposto di cacciar la Serenità. Vostra di stato, ma ancora pensato al modo di farlo, e vuole non solo assalir le membra di questo dominio, ma ferire la fronte; il qual suo pensiero a molti de’ vostri soldati è manifesto. Non vogliamo noi adunque un poco gli occhi aprire, e alla salute della nostra nobile e ve