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nissimo Francesco, che elle avevano trovato lietissimo, ed abbondante di lealtà e di fede, e di magnanima benevolenza, renderono incontanente pieno di turbazione, pieno di pericolo, pieno di strida, e di duolo, e di sangue, e di veneno, e di morte. Perocchè l’imperadore contro colui, che lui ignudo avendo in mano, cotanto affidato ed onorato lo aveva, armato fuori d’ogni convenevolezza, e contra ogni umano costume, insuperbì e incrudeli cotanto. Non riconosciamo noi adunque il nobile corredo, ed i preziosi arnesi della tirannia, cioè le nocive e mortali carezze, e le false e le fraudolenti paci? Veggiamo ora le sue crudeli amicizie, e i suoi parentadi riguardiamo, più che quelli di Teseo, e quelli di Medea barbari, e fieri ed inumani. Rammemoriamoci, adunque, la buona e leale compagnia, che egli nella guerra della Prevesa vi tenne; e se egli non si provò di rubarvi le vostre galere, se egli con esso voi insieme combattè vigorosamente, se egli vi atlese i patti, Castelnuovo consegnandovi, se egli non vi lasciò soli in sì aspra e sì pericolosa briga, se egli nelle vostre necessità, e nella vostra carestia vi sovvenne; accendiamogli i lumi, e adoriamolo: ma se egli vi ha nella guerra abbandonati, uella battaglia traditi, nella vittoria ingannati, nella pace assediati, e nella amicizia con gravissima e