Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
me il papa, per sua salvezza e per tema ubbidirebbe all’ imperadore, noi non avremmo schermo nè scampo alcuno contro di tale e di così fatta potenza, e verremmo a fine di nostro imperio; al quale niuno sarebbe, che porgesse soccorso, o che pure pietà gli avesse, della presente nostra cattività ricordandosi. Disponiamoci adunque a cacciar da noi il lungo, e pigro e mortifero sonno, e star desti e provveduti, e se alcuni sono fra noi, i quali dalle loro comodità, ove essi sono involti, non si sappiano sviluppare, o che le fatiche e le spese della guerra temano, volghinsi un poco questi tali a formar nell’ animo loro la fiera immagine, e lo spaventevol viso della monarchia, ed all’ imperadore rivolgendosi poi, provino, se essi la forma di lei, ed ogni suo lineamento senza alcuno errore raffigurano in lui. Certo sono, Serenissimo Principe, che la Serenità Vostra non vide mai questa crudelissima fiera, della quale io ragiono, nè di vederla ha desio; ma ella è superba in vista, e negli atti crudele, ed il morso ha ingordo e tenace, e le mani ha rapaci e sanguinose. Ed essendo il suo intendimento di comandare, di uccidere, di occupare e di rapire, convien che ella sia amica del ferro, delle fiamme, della violenza e del sangue; alla qual sua intenzione tirare a fine, ella chiama in aiuto (perocchè invano a sì crudele of-