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così vicino alla fossa abbia il piede, che non si faccia a creder di dover quattro o sei anni poter campare, e che a ciò ogni cosa opportuna non apparecchi? Veramente io credo, che niuno ce ne abbia fra noi: nè maraviglia sarebbe di ciò, se noi questa medesima speranza avessimo similmente della altrui vecchiezza, che noi abbiamo della nostra, e non facessimo beffe in altrui di quello, che noi in noi medesimi approviamo. Ma quantunque si viva Sua Beatitudine, al futuro papa (chi che egli sia) la medesima questione converrà avere coll’ imperadore, che a questo, perocchè la Chiesa, e lo Imperio sempre furono, e saranno sempre alla mischia insieme. Ma nondimeno Sua Maestà cristianissima ne profferirà buona e sufficiente sicurtà, per la quale noi saremo certi, che qualunque accidente sopravvenga, la Chiesa, ed il reame di Francia con esso noi rimarranno congiunti e collegati. Perchè non ascoltiamo noi adunque di che pegno Sua Maestà ne faccia sicuri, o perchè rifiutiamo noi le reali parole, quasi moneta di mal conio; senza udirne il suono, o il peso saperne? Certo, Serenissimo Principe, da niuna altra cagione mossi, che da una cotal accidia, che nell’ animo ci è molti anni stata; e piaccia a Dio, che ella non sia la mortal infermità di questo inclito dominio. Perocchè se noi non consentiamo alla lega,