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di studio, e di diligenza, e di sollecitudine dico io bene, che noi da lui di grandissima lunga siamo vinti e superati. Il che quanto si convenga, e se egli è da riprendere, che altri si assottigli più di torvi la vostra libertà, che voi di guardarla, non è mia intenzione di disputare. Prendiamo adunque in grado le reali e magnanime profferte degli ambasciadori francesi, ed al nome di Dio bene avventurosamente facciamo nostra giusta e potente lega per contrario della imperiale lega di Svevia, e viviamo sicuri senza sospetto; e non proceda la nostra salute e ’l nostro riposo dalla volontà e dalla benignità dell’imperadore, coine al presente fa, ma dalle forze nostre, come da libera città è richiesto. Nè da ciò fare vi spaventi quel timore, che alcuni così spesso ne ricordano: cioè che noi potremo essere dal papa e dal re ingannati ed abbandonati: perocchè, quando bene ciò addivenisse, in ogni modo. non saremo noi a peggior patto, che ora che noi siamo soli, e niun sostegno, e niun rifugio,e niun soccorso abbiam contro l’imperadore, altro che il nostro medesimo; ma ragionevolmente ciò non può in alcun modo accadere. Perchè la cagione onde questi principi son mossi a con esso noi stringersi (cioè la scoperta e palese intenzione dell’imperadore), tanto durerà, quanto la vita e lo stato di Sua Maestà fia lunga, e durando