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poi senza armi vinto, lo vedemmo noi molte volte guerreggiando condotto all’ estremo, e potè conoscere ciascuno chiaramente, che il Langravio armato più di lui sapeva, ma egli l’ha poi disarmato, troppo più saputo del Langravio. Manifesta cosa è adunque, che esso in guerra può essere vinto e di prudenza, e di forza, e di valore, e che egli non è sì gran maestro, nè di tanto intendimento in arme, come fra i volgari è tenuto. Ma perocchè io ho fatto menzione della sua ventura, la quale alcuni dicono essere spaventevole, acciocchè voi non la temiate, ricordiamoci, che si dice tutto il dì, che la fortuna è cieca, e vana, e leggiera, e mobile; e se così è, come la sperienza chiaramente dimostra, perchè ella gli sia stata nel preterito benevola e favorevole, niuno argomento si può da questo prendere, che ella nel futuro gli debba essere similmente prospera e lieta; chè così verrebbe ella ad essere contro sua natura costante e fedele. Diciamo adunque, che l’imperadore è stato per l’addietro avventurato assai, e che più la ventura, che il senno ha le sue azioni rette e indirizzate, ma per innanzi nè noi nè egli può sapere, se la fortuna verso di lui cambierà viso e stile (salvo se noi non crediamo, che ella gli abbia fatto omaggio, o dato statichi); anzi se ella farà secondo sua usanza, ella gli fia contra-