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tutto l’universo, e quanto egli si vede più al fine del suo desiderio vicino, tanto più si affretta di giugnervi: e noi, i quali più che tutti gli altri uomini dobbiamo ritenerlo e raffrenarlo (siccome quelli, che soli per l’aumento di lui caschiamo in pericolo non di mutare, ma di avere signore), abbiamo preso ad agevolarli e spianarli la via, e non procacciamo di fuggire la servitù, ma d’indugiarla solamente, e colla nostra pigrizia ritardiamo il corso di coloro, che al suo impeto si sarebbono, è gran tempo, volentieri opposti, ed opporrebbonsegli ora similmente, se eglino far lo potessero senza di noi. Ecco dunque, Serenissimo Principe, il danno che noi riceviamo per la nostra lentezza e per la tepidezza, che nel cuore di questa republica è contro al suo costume sì lungo spazio durata, il quale danno in niuna maniera si può da noi schifare, se non colla lega, e colla compagnia di coloro, che a farci incontro al comune pericolo di comune consenso colle comuni forze ne invitano; e se le forze dell’imperadore paiono a molti grandi, elle non cresceranno, perchè noi facciamo lega, anzi aumentano, perchè noi non la facciamo; e se alcuno è, che sbigottisca, essendo accompagnato dal re e dal papa e dagli Svizzeri, io non so vedere qual difesa egli, non dico possa procacciar maggiore, ma quale egli speri