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presente re de’ Romani largo gli fia similmente di ciò, che egli non potrebbe in alcun modo disdirgli, e per lo suo migliore sosterrà di essere dimesso, e privato dello impero; ma si tosto come senta, che l’imperadore abbia contrasto, e che le vive membra d’Italia e della cristianità spirito e forza riprendono, e lega e cospirazione facciano, ed al suo impeto si oppongano, incontinente si risentiranno, e fiano rinvigoriti, così gli elettori, come le terre franche, ed il re de’ Romani, e non acconsentiranno ai preghi dell’ imperadore quello, che ora non ardiscono di negare alla forza ed alla violenza: ma se gli opporranno, e ciocchè ora gli è libero e spedito, allora lento gli fia e difficile, e scemerà a lui l’orgoglio di chiedere, ed a loro crescerà baldanza di contraddire. Se voi credete adunque che sia di utile e di profitto alla vostra patria, che l’imperadore lasci per testamento al figliuolo la sua mala volontà, ed insieme con quella la forza di abbattere, e sottomettere a sè la cristianità e voi, non facciamo strepito´nè motto, ma se ciò è incomportabil cosa, e mortale ed insanabil piaga alla nostra libertà, risentiamoci, ed impediamo, che il suo intendimento effetto non abbia. Perocchè egli a niuna altra opera è intento, che a sottomettersi non solamente la Francia e Italia e noi, ma tutta la terra e