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fare alcuno atto spiacevole ad udire o a vedere; e bene spesso questi cotali si risentono sudati e bavosi.

27. E per questa cagione medesima il drizzarsi, ove gli altri seggano e favellino, e passeggiare per la camera, pare noiosa usanza. Sono ancora di quelli che così si dimenano e scontorconsi e prostendonsi e sbadigliano, rivolgendosi ora in su l’un lato ed ora in su l’altro, che pare che gli pigli la febbre in quell’ora: segno evidente, che quella brigata, con cui sono, rincresce loro.

28. Male fanno similmente coloro che ad ora ad ora si traggono una lettera della scarsella e la leggono. Peggio ancora fa chi, tralle fuori le forbicine, si dà tutto a tagliarsi le unghie; quasi che egli abbia quella brigata per nulla, e però si procacci d’altro sollazzo per trapassare il tempo.

29. Non si deono anco tener quei modi che alcuni usano; cioè cantarsi fra’ denti, o sonare il tamburino con le dita, o dimenare le gambe; perciocchè questi così fatti modi mostrano, che la persona sia non curante d’altrui.

30. Oltre a ciò non si vuol l’uom recare in guisa, che egli mostri le spalle altrui; nè tenere alto l’una gamba sì, che quelle parti, che i vestimenti ricuoprono, si possano vedere; perciocchè cotali atti non si soglion