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soverchiando, e, spezzando ora questo, ed ora quell’ altro argine, e di un luogo in un altro senza mai restar continovandosi, in breve tempo perverrebbe a’nostri dolcissimi campi, e quelli miseramente inonderebbe, ed allagherebbe, se noi di ciò lasciassimo la cura e ’l pensiero a coloro, che sono al pericolo più vicini di mano in mano, e siccome ciò non toccasse a noi, senza darci altro impaccio, non fussimo della nostra quiete solleciti. Per la qual cosa si può chiaramente conoscere, che il dire, che l’imperadore non molesta ora la Serenità Vostra, nè le muove guerra, e però, che non si vuol procacciar difesa contro a chi non ci offende, non è prudente nè utile consiglio; perocchè assai grave offesa fa, éd assai crudel guerra muove, chi si studia di crescer tanto sopra gli altri, e di soprastare così a ciascuno, che egli possa offendere eziandio se egli non offendesse in altra maniera che dove lo essere io offeso ò no, procede non dalle mie forze, ma dall’altrui bontà, io avrò ben di lui per avventura benigna signoria (il che però dell’ imperadore forse non avverrebbe), ma signoria avrò io certo; il che tolga Iddio, Serenissimo Principe; nè il vostro inclito stato, del qual è proprio l’esser libero, abbia mai nè atroce, nè benigno signore. Per vietare adunque, e fuggire, che alcun non sia in tanto più potente di noi, che