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noi riserberà all’ ultimo, come egli ha fino a qui fatto; chè quando ben così sia, Serenissimo Principe, come costoro si promettono, e quando bene Sua Maestà venga vincendo ed abbattendo gli altri, e noi serbi da sezzo (della qual cosa niuna sicurtà ne è data); eziandio ciò presupposto, necessario è in ogni modo di opporsi a tanta e sì soverchia forza, ed è conveniente alla prudenza vostra, ed a quella di ciascuno, che di vivere in libertà desideri, di oprar sì, che l’imperadore, e ciascun altro stia a convenevól termine, e che niuno prosperi, e non aumenti tanto, che egli vi divenga di pari superiore, e di compagno signore; come voi vedete, che Sua Maestà ha in parte già fatto, e farà del tutto agevolmente, se noi lo lasceremo distendere, ed ampliare, e dilatare tant’ oltre col braccio e colle forze sue, che i nostri vicini ne siano inondati e sommersi. Per la qual cosa, come gli abitatori di queste aperte pianure fanno, che sono presti e solleciti a soccorrere alle ripe, qualora essi veggiono il Po, o altro fiume crescere, e andar gonfiato, non più quelli, le cui possessioni son lungo la riva, che gli altri, ma tutti ugualmente, così prossimi, come longinqui: così si appartiene a noi, Serenissimo Principe, di fare contro all’impetuoso e soprabbondante corso dell’ imperial potenza, la qual rompendo, e consumando, e