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pallidi e magri divengano, come mostra che costoro si facciano a credere. Sua Maestà adunque può, secondo il natural corso, vivere ancora lungo tempo; ma quanto che egli si viva, breve spazio bisogna, e pochi auni, anzi pochi mesi soverchi saranno, a porgere a noi lunga, e grave, e pericolosa molestia, anzi pure incomparabile e mortale affanno. Per la qual cosa pascano costoro il loro povero cuore di vana speranza, e la freddezza dell’agghiadato animo loro colla immaginata morte dell’imperadore un poco intiepidiscano e ristorino; e noi, Serenissimo Principe, non alle immaginate cose, ma alle vere riguardando, deliberiamo, e prendiamo partito, e disponiamoci o all’ozio della femminile obbedienza, o al forte e viril travaglio della difesa e ciò facciamo ora di presente, perocchè il tempo ne strigne e ne incalza, e vuol del tutto, che noi o l’uno o l’altro eleggiamo. Tanto voglio io, che mi basti aver risposto a coloro, che in soccorso della vita nostra chiamano la morte dell’imperadore. Da rivolgersi è ora ad alcuni altri, i quali dicono, che quantunque egli abbia nell’animo conceputo lo abbominevole mostro della monarchia, nondimeno Sua Maestà sfogherà la sua ira, e la sua potenza volgerà sopra altri principi, e scenderà colle sue forze sopra il papa, o ccntro al re, o anderà addosso agli Svizzeri, e