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franca, e sana pace, siccome io poco appresso farò chiaramente manifesto. Ma incanzi che io a ciò dichiarare proceda, necessario è, che ad alcune obiezioni si risponda. Io sento, Serenissimo Principe, non senza rossore le languide, fredde, e morte parole d’alcuni, che confessando, che l’imperadore alla loro patria ha posto il crudele occhio addosso, e che egli il sanguinoso artiglio spera e procura similmente di porvi di presente, non corrono all’armi ed alla difesa, ma (come i cattivi fanno, i quali battuti bestemmiano, e maledicono i battitori, ed altro schermo, nè altra vendetta non procurano) desiderano la morte all’imperadore, e dicono, che egli è omai di grave età, e di corpo cagionevole, onde egli in breve verrà a fine di sua vita, e noi di nostro sospetto. Questa è, Serenissimo Principe, quella semplice, e poco prudente maniera di cittadini, che molte città ad estrema miseria per lo passato recarono, e molte ad infelice fine ne condurranno per l’avvenire. Perciocchè essi molto sperando, e nulla adoperando, cattivo provvedimento prendono; e la loro salute in fallace e vana parte fondano e edificano. E certo se la loro pigrizia, e’l sonno, e l’ozio, e la timidità potessero mandar fuori la voce loro, ed il loro sentimento esprimere favellando; che potrebbero elleno dir altro, che attendiamoci alle nostre