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rare, nè contrastare alla forza ed alla violenza, la pace nostra in breve tempo sarà da lui vinta, e presa ed in cattività posta. Perocchè esso i nostri vicini vincendo e spogliando, e se delle lor forze rivestendo, ed armando, niuna altra cosa fa, che alla battaglia contro di noi mettersi in assetto, e quantunque egli non ne percuota di presente, pur guerra ne fa in quanto a percuotere s’apparecchia, e ’l braccio alza per ferirne, ed avendo in bocca pur la pace e l’amistà, ha nel cuore la guerra, e indosso l’armi, ed in mano il ferro. Che resta adunque a noi altro, che provvederci e difenderci? e siccome esso la sua guerra amicizia nomina, così noi la nostra difesa e il nostro riparo pace appellare? Io consiglio adunque, Serenissimo Principe, che noi usiamo il bene, che Dio di noi misericordioso ne ha apparecchiato, e la Serenità Vostra, e la mia eccelsa e veneranda patria, pieno di fede, e di riverenza e di ardentissima carità conforto, che ella accetti quello, che il re cristianissimo di Francia le mauda per suoi solenni ambasciadori da capo profferendo; e le sue forze insieme con quella di santa Chiesa, e con quelle della fedele, e prode, e popolosa nazione degli Svizzeri colle nostre consenta di collegare; e ciò facendo, potremo noi con verità dire di esser liberi in nostro stato, e di avere ferma, e