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no ricevette, e tante volte fu veduta lieta e colorita, quante l’imperadore ebbe perdita ed afflizione. Ma non pertanto il sapientissimo senato vostro non solo non si oppose a quella vittoria, la quale egli assai di leggieri potuto avrebbe impedire; ma ancora si sforzò colle parole e colle lettere sue dimostrarsi contento e lieto di ciò, che egli era sommamente dolente e cruccioso: nè per tutto ciò potemmo noi fuggire l’acri riprensioni, e l’acerbe minacce di Sua Maestà, e perocchè i vostri cittadini non avevano cambiato viso, come all’ imperadore era a grado, fu incontinente alla Serenità Vostra Don Diego. Io la prego, che ella volgendosi per la mente le dispettose parole dell’ambasciadore, e le superbe lettere dell’ imperadore, ed insieme l’umile risposta, che questa repubblica fece all’uno ed all’altro, deliberi seco stessa come sia da nomiuare il presente nostro stato. Ma quantunque il pazientemente comportare di essere con parole da alcuno oltraggiato sia un invitar colui ad ingiuriarti eziandio co’fatti: nondimeno Iddio volesse, che il timore non avesse l’animo vostro più oltre sospinto, che a sofferire l’onta delle parole, nè maggiore nè più grave danno recato vi avesse, che il sostener di essere morsi, e ripresi, e minacciati. Ma egli è troppo più avanti proceduto, intanto, che noi in ciascuno affare di