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l’animo della nostra patria, e tacitamente domandiamola, se la pace sua è tranquilla, e senza sospetto. E ella ne risponderà senz’alcun dubbio di no; anzi dirà, che i suoi sospetti sono grandissimi e giustissimi, e se la Serenità Vostra la verrà d’ogni suo affetto minutamente domandando, io non dubito, ch’ella non dica: Principe, e padre, e tutor mio prudentissimo e sapientissimo, io non voglio nè debbo le mie ricoperte piaghe, nè le mie occulte doglie celarvi, e perciò vi dico, che ogni strepito che io sento, mi pare l’imperadore, che mi spaventi; ogni voce .ch’io odo, mi pare l’imperadore, che mi minacci; ed ogni movimento ch’io veggio, mi pare l’imperadore, che mi assalisca; e però la mia quiete non è sicura nè tranquilla, anzi è falsa pace, e timido, e torbido, e tempestoso riposo. Tale è il secreto senso e la interna mente della vostra Veneziaa; ed è la nostra eccelsa patria non in forte e franca, ma in paurosa e tremante libertà e che ciò sia vero, Serenissimo Principe, riguardisi alle presenti opere sue. Ella (siccome Vostra Serenità si può agevolmente ricordare) riguardò l’anno passato la guerra d’Alemagna sollecitissima ed intentissima, e siccome il Langravio combattesse di quel di lei, e per lei, tante volte divenne pallida e smarrita in viso, quante volte l’esercito de’ Tedeschi dan-