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vostra figliuola; ma come può ella senza mortal dolore veder colui (cui ella sì affettuosamente, come suo e come da voi datole ama) caduto in disgrazia di Vostra Maestà, vivere in doglia ed in esilio? Ma se ella pure disponesse l’animo di ardente mogliera, come può ella diporre quello di tenera madre, ed il suo doppio parto, sopra ogni creata cosa vaghissimo e dilicato ed amabile, non amare tenerissimamente? il quale certo di nulla v’offese giammai. Se l’altrui nome all’uno de’ nobili gemelli nuoce cotanto, giovi almeno all’altro in parte il vostro. Questi le tenere braccia ed innocenti distende verso Vostra Maestà timido e lagrimoso, e con la lingua ancora non ferma mercè le chiede; perciocchè le prime novelle che il suo puerile animo ha potuto per le orecchie ricevere, sono state morte e sangue ed esilio; e i primi vestimenti co’ quali egli ha dopo le fasce ricoperto le sue picciole membra, sono stati bruni e di duolo; e le feste e le carezze che egli ha primieramente dalla sconsolata madre ricevute, sono state lagrime e singhiozzi, e pietoso pianto e dirotto. Questi adunque al suo avolo chiede misericordia e mercè; ed Italia al suo signore chiama pace e quiete; e l’afflitta cristianità di riposo e di concordia il suo magnanimo principe priega e grava; ed io da celato divino spirito commosso, oltra quello che al mio