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foste sommamente amate, tengo per fermo che misericordia e dolore de’ suoi duri e indegni affanni sentite. Ecco i vostri soldati, Sacra Maestà, e la vostra fortissima milizia fino dal cielo vi mostra le piaghe che ella per voi ricevette, e vi priega ora che’l vostro grave sdegno per l’altrui forse non vera colpa conceputo, per la costui innocente gioventit s’ammollisca, e che voi non al duca, ma a’ vostri nipoti non rendiate come loro, ma doniate come vostra quella città, la qual voi possedete ora, se non con biasimo, almeno senza commendazione. E potrà forse alcuno fare a credere alle età che verranno dopo noi, che l’altiero animo vostro, avvezzo ad assalire con generosa forza, e a guisa di nobile uccello a viva preda ammaestrato, in questo atto dichini ad ignobilità, e quasi di morto animale si pasca, quella città, non con la vostra virtù nè con le vostre forze, ma con gli altrui inganni e con l’altrui crudeltà acquistata, ritenendo? Di ciò vi priegano similmente le misere contrade d’Italia e i vostri ubbidientissimi popoli, e gli altari e le chiese e i sacri luoghi e le religiose vergini e gl’innocenti fanciulli e le timide e spaventate madri di questa nobile provincia, piangendo ed a man giunte con la mia lingua vi chieggon mercè, che voi procuriate per Iddio, che la crudele preterita fiamma, per la quale ella è