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nipoti fatta, e rassereni la mente de’ buoni, che ciò, già è gran tempo, da voi sospesi attendono e dell’indugio si gravano, Piacenza al vostro umilissimo figliuolo ed ubbidientissimo genero e fedelissimo servidore assegnando, acciocchè la vostra fama lunghissimo spazio vivendo, e canuta e veneranda fatta, possa raccontare alle genti che verranno, come l’ardire e il valore e la scienza della guerra e la prodezza e la maestria delle armi fu in voi virtù e magnanimità, e non impeto, nè avarizia, e che quella parte dell’animo che Dio agli uomini diede robusta e spinosa e feroce e guerriera, con la ragione e con la umanità in voi componendosi e mescolandosi, quasi salvatico albero co’ rami delle domestiche piante innestato, divenne dolce e mansueta in tanto, che voi la vostra fortezza in niuna parte allentando nè minuendo, di benigno ingegno foste e pietoso e pieghevole; la qual loda di pietà tanto è maggiore ne’ virili animi ed altieri e fra le armi e nelle battaglie, quanto ella più rade volte vi s’è veduta, e quanto più malagevole è che la temperanza e la mansuetudine sieno congiunte con la licenza e con la potenza. Vuole adunque Vostra Maestà dal nobilissimo stuolo delle altre sue magnifiche laudi scompagnare questa difficile e rara virtù? e se ella non vuole che la sua gloria scemi e impoverisca