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con gli eserciti; ma soli e ignudi e per noi stessi, non meno i re e gl’imperadori che alcun altro quantunque idiota e privato: e certo misero e dolente colui che a sì fatto tribunale la sua coscienza torbida e maculata conduce. Io dico adunque (liberando Vostra Maestà da questa falsa e spiacevole immaginazione) che quello che essendo in tutti gli stati che voi possedete attristerebbe voi, e le genti chiamerebbe al vostro odio ed al vostro biasimo, e commoverebbe la divina Maestà ad ira ed a vendetta contro di voi, non può essere cziandio in una sola città senza rimordimento della vostra coscienza, nè senza riprensione degli uomini, nè seuza offesa della divina severità. Per la qual cosa io, che sono uno fra’ molti, anzi sono uno fra la innumerabil turba, che levai al miracolo della vostra virtù, è gran tempo, gli occhi, supplicemente la priego, che ella non permetta che il suo nome, per la cui luce il nostro secolo è fin qui stato chiarissimo e luminoso, possa ora essere offuscato di alcuna ruggine; anzi lo purghi e lo rischiari, e più bello e più maraviglioso e più sereno lo renda, e seco medesima e con gli uomini e con Dio si riconcilii, ed imponga oggimai silenzio a quella maligna e bugiarda voce e sfacciata, la quale è ardita di dire, che Vostra Maestà fu consapevole della congiura contro l’avolo de’ vostri