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perpetuamente non solo con leanza incomparabile, come suo signore, ma ancora con somma affezione e con volonteroso cuore, come suo suocero e come avolo de’ suoi dolcissimi figliuoli, ubbidendola e riverendola sempre, non pur di suo volere, nè invitato dal guadagno solamente, ma eziandio costretto e sforzato dalla natura e dalla necessità; conciossiache egli niuna cosa abbia così sua, nè tanto propria che sia in parte alcuna divisa, nè disgiunta da voi: non la moglie, non i figliuoli, non le amicizie, non le speranze, non i pensieri, non la volontà istessa. Essendo egli avvezzo poco meno che fin dalle fasce a non volere, nè disvolere, se non quanto è stato voglia e piacere di Vostra Maestà, in niuna maniera potrebbe dimenticar la sua usanza, nè altro costume apprendere; e se egli pur si provasse di farlo, niuno troverebbe che gli credesse; e se lo trovasse, in nessun modo potrebbe offendere Vostra Maestà, che i suoi dolcissimi figliuoli e la sua carissima e nobilissima consorte non fossero di quelle offese medesime con voi insiememente trafitti. E più ancora, Sacra Maestà, che egli ha, già è buon tempo, antiveduta la tempesta, nella quale egli di necessità dẹe cadere, e la quale naturalmente gli soprastà, e nondimeno niuno altro rifugio ha procacciato a quelle onde ed a quei venti, fuori che la grazia e l’amore di