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divina gloria, ma il cammino allungarle; e se lo spazio della vita nostra fosse pari a quello dell’altezza dell’animo vostro, poco sarebbe forse da prezzar questa tardanza, ma egli è brieve, e spesse volte anco si rompe a mezzo il corso, e manca. Il ritenere adunque Piacenza, per così fatto modo acquistata, non vi è vantaggio, ma danno; non solo perchè ciò vi partorisce briga ed impaccio, senza alcun frutto i vostri pensieri dal primo loro sentiero (siccome io ho detto) torcendo; ma ancora perchè ciascun principe per questo fatto, avvegnachè giusto si possa credere, pure perchè egli è nuovo e la sua forma esteriore può parere a molti aspera e spaventevole, come quella che è fuori del costume di Vostra Maestà, prendono sospetto e guardia di lei, e di domestichi le sono diventati salvatichi; e per questa cagione temendovi più che prima, e meno che prima amandovi, dove soleano addolciti dalla vostra benignità desiderar la vostra felicità e la vostra esaltazione, ora da questo fatto, che in vista è spiacevole, inaspriti, e (come ho detto) insalvatichiti, quantunque forse a torto vorranno e procureranno il contrario: e nè Vostra Maestà, nè alcuno altro può vedere i futuri accidenti e vari casi e dubbi della fortuna: i quali potrebbon per mala ventura essere di sì fatta maniera, che questa salvatichezza e questo mal volere dei