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utilità adunque puote essere tanto grande, che la giustizia e la dirittura di Vostra Maestà debba torcere, nè piegare giammai. Ma posto ancora quello che non è da chiedere, nè da consentire in alcun modo, cioè che i principi, postergata la ragione, vadano dietro alla cupidigia ed all’avarizia; ancora ciò presupposto, dico io, che Vostra Maestà non dovrebbe negar di conceder Piacenza al duca suo genero e a’ suoi nipoti; perciocchè ella, ritenendola, perde, e concedendola, guadagna: chè dove ella al presente ha Piacenza sola, averà allora Piacenza e Parma. Ed oltre a questo, cessando le cause degli sdegni e de’ sospetti fra nostro Signore e Vostra Maestà, sarà parimente a favore ed a voglia di lei tutto lo stato e tutte le forze di santa chiesa, le quali ora mostrano di starsi sospese. E quantunque io abbia ferma credenza, che, il muover guerra a Vostra Maestà, ed opporsele, sia non porgerle affanno, nè angoscia, ma recarle occasion di vittoria; perciocchè contro al valore ed alla virtù vostra niuno schermo, per mio avviso, e niun contrasto è nè buono nè sicuro, fuori che cederle e ubbidirle (siccome io veggio che per isperienza hanno apparato di fare le maggiori e le miglior parti del mondo); nondimeno questa novella briga potrebbe, non dico chiudere il passo, onde ella saglie alla sua