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tichi uomini, che molti e molto chiari ne potrei raccontare. Invano adunque si affaticano coloro che fanno due ragioni, l’una torta e falsa e dissoluta e disposta a rubare ed a mal fare, ed a questa han posto nome di ragion di stato, ed a lei assegnano il governo de’ reami e degl’ imperi; e l’altra semplice e diritta e costante, e questa sgridano dalla cura e dal reggimento delle città e de’ regni, e caccianla a piatire e a contendere tra i litiganti. Imperocchè Vostra Maestà l’una sola delle due conosce, e quella sola ubbidisce ed ascolta, così nel governo del supremo ufficio, al quale la divina Maestà l’ha eletta, come nelle differenze private e negli affari civili nè più nè meno; e quell’altra fiera e inumana ragione abborrisce ed abbomina in ogni suo fatto, e più nei più illustri e più riguardevoli e seguendo non il comodo della utilità e dello appetito (perciocchè questa è la ragione degli animali e delle fiere), ma osservando il convenevole della giustizia, che la legge è degli uomini, è divenuta pari e superiore a quelli più nomati e più lodati antichi; i quali se ignoranti del verace cammino, e fra le tenebre della lor cecità e del loro paganesimo, pure la luce della giustizia quasi palpitando e carpone seguirono; che si conviene ora di fare a noi, illuminati da Dio stesso, e per la sua divina mano guidati e indirizzati? Niuna