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valcando col conte, lo ebbe assai tosto messo in piacevoli ragionamenti, e di uno in altro passando, quando tempo gli parve di dover verso Verona tornarsi, pregandonelo il conte ed accomiatandolo, con lieto viso gli venne dolcemente così dicendo: «Signor mio, il vescovo mio signore rende a V. S. infinite grazie dell’onore che egli ha da voi ricevuto; il quale degnato vi siete di entrare e di soggiornar nella sua piccola casa; ed oltre a ciò in riconoscimento di tanta cortesia da voi usata verso di lui, mi ha imposto che io vi faccia un dono per sua parte; e caramente vi manda pregando, che vi piaccia di riceverlo con lieto animo; ed il dono è questo: Voi siete il più leggiadro ed il più accostumato gentiluomo che mai paresse al vescovo di vedere; per la qual cosa avendo egli attentamente risguardato alle vostre maniere, ed esaminatole partitamente, niuna ne ha tra loro trovata che non sia sommamente piacevole e commendabile, fuori solamente un atto difforme che voi fate con le labbra e con la bocca, masticando alla mensa con un nuovo strepito molto spiacevole ad udire: questo vi manda significando il vescovo, e pregandovi, che voi v’ingegniate del tutto di rimanervene; e che voi prendiate in luogo di caro dono la sua amorevole riprensione ed avvertimen-